EcoBioPsicologia: Cos'è?

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EcoBioPsicologia

Questa disciplina è uno degli approcci su cui si fonda Karunatara.

Ecco perché ho deciso di parlartene e di condividere con te alcuni aspetti della disciplina che mi porta qui oggi.

Non è affatto semplice riassumere in poche ma significative parole cosa sia l’EcoBioPsicologia.

Da un lato l’EcoBioPsicologia si pone come una scienza esatta, sulla base di strutture e paradigmi ben precisi.

Contemporaneamente condivido appieno un concetto per cui l’EcoBioPsicologia non è semplicemente una disciplina. È una filosofia di vita, un differente e, dal mio punto di vista, più ampio approccio al mondo e alla Vita.

Lo stesso termine definisce chiaramente questo concetto. I prefissi Eco e Bio sono infatti particolarmente significativi.

Eco, dal greco οἶκος (oikos) letteralmente casa, indica l’ambiente, il contesto in cui il singolo, ma anche le comunità, cresce e si sviluppa.

Bio, dal greco βίος (bìos) si riferisce alla vita, intesa tanto nell’accezione biologica, quanto nella modalità con cui viviamo.

Per poter comprendere meglio come operi un Counselor EcoBioPsicologico e quali siano quindi i suoi strumenti, credo sia importante definire i cardini dell’approccio di questa disciplina. Questi sono: La Psicologia analitica junghiana, le scienze della natura e le teorie della complessità.

La psicologia analitica junghiana. L’approccio junghiano, ben lungi dal voler sfociare in una terapia, è tuttavia molto utile al counselor. Da un lato fornisce alcuni strumenti come l’analogia vitale e le immagini simboliche ed archetipiche. Dall’altro studia approfonditamente i miti, le favole, le religioni e quegli approcci all’essere umano che definiremmo oggi complementari. Del resto, la stessa Jolande Jacobi, collaboratrice di Jung, nel suo libro La psicologia di C. G. Jung (1942), sostiene come gli strumenti forniti dall’approccio junghiano possano essere sfruttati anche per osservare la quotidianità e il “qui ed ora”, forti del loro potere educativo ed evolutivo, senza necessariamente applicare una terapia.

Le scienze della natura. Permettono al professionista di avere uno sguardo attento e sufficientemente ampio nei confronti dell’uomo e delle sue peculiarità biologiche. Queste discipline spaziano dalla biologia, alla fisica, dall’anatomia, alle neuroscienze. Strumenti fondamentali per comprendere la Vita da un punto di vista scientifico e saldamente ancorato alla realtà, senza però scadere nel riduzionismo.

Le teorie della complessità. Permettono di osservare e studiare l’ambiente che ci circonda, la Vita e la realtà in cui l’Uomo è inserito, cogliendone i fenomeni ed inserendoli all’interno della rete di relazioni che attraversano i vari livelli dell’esistere. I fenomeni sono osservati cercando di analizzarli non singolarmente o in maniera superficiale. È necessario studiarli comprendendo anche i rapporti che intercorrono tra gli stessi.

E quindi? Che ha a vedere con me?

Da quanto detto sin ora deriva una disciplina che è possibile definire a tutti gli effetti olistica, dal greco όλος (olos), tutto, intero. Questa considera ogni aspetto della realtà come molto più della semplice sommatoria delle parti di cui è composto. Stimola cliente e professionista ad una ricerca approfondita che si dipani attraverso i differenti piani della realtà. Permette un confronto estremamente costruttivo anche con discipline che per lungo tempo hanno faticato a comunicare con il mondo occidentale. Lo yoga e l’ayurveda, lo shiatzu, il reiki, l’agopuntura, la meditazione, ma anche l’alchimia o il sufismo, arricchiscono questo approccio. Queste discipline infatti propongono immagini, tanto della biologia umana, quanto del mondo che ci circonda, che favoriscono la condivisione di messaggi che possono essere letti a vari livelli. Permettono, attraverso l’approccio analogico, di veicolare concetti che a volte potrebbero risultare difficili da esprimere e soprattutto da comprendere.

Appare dunque evidente che la base della relazione d’aiuto improntata all’ecobiopsicologia sia costituita dal linguaggio metaforico. Questo permette, durante i colloqui, il passaggio da un aspetto più razionale, cognitivo, ad uno più emotivo, potremmo dire “di pancia”.

La metafora - dal greco μεταϕέρω (metaphero), ossia “trasferire” - è infatti una struttura retorica che permette di sostituire un termine con un altro. Possiede un alto potere evocativo (es. “Le spighe ondeggiano al vento”, il termine ondeggiano, pur derivando da un contesto ben diverso, permette la resa immediata e precisa del movimento delle spighe).

Il linguaggio metaforico permette quindi al cliente di vivere con i sensi, il corpo e la propria parte emotiva, quanto viene espresso a parole. Spostandosi da un livello più razionale e superficiale, favorisce il processo di consapevolezza.

Da queste premesse è evidente come gli strumenti forniti dall’ecobiopsicologia al professionista, siano incredibilmente abbondanti e facilmente adattabili al singolo cliente. Permettono lo sviluppo di un percorso che potremmo definire “tailor made”.

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